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Il programma dei film - organizzato dalla Cineteca Nazionale - al Cinema Trevi di Roma per la settR> Ore 20.45 incontro con
Franco Brogi Taviani moderato da Ennio Bispuri

a seguire Gli sconosciuti di Franco Brogi Taviani (2013, 75’)
Un cinquantenne, Rocco, è in attesa che il suo amore Carla, di cui ha quasi il doppio degli anni, lo passi a prendere nella scuola vuota, dove lui sta correggendo delle tesi con il suo assistente Tancredi: quel giorno Carla ha deciso di andare a vivere con lui per sempre. Ma Carla non arriva, rimanda… «In questa epoca di crisi e di soffocamento della cultura (specialmente in Italia), ho voluto fare un film a dispetto di tutto ciò. Questo è un film che prima di tutto è stato una sfida produttiva, vinta a tutti gli effetti. Sostenuto da una scuola coraggiosa e all’avanguardia, lo IED (Istituto Europeo di Design di Roma), con un gruppo di allievi, ho deciso di nuotare contro la corrente epocale che vuole trascinare la cultura nel gorgo dell’economicismo senza volto, e fare un film creativamente libero, ma con l’ambizione di entrare nel circuito distributivo. […] Insegnando il mestiere, l’ho applicato alla costruzione di un’opera con tutti i crismi della professionalità. Tanto sacrificio, tanto entusiasmo. Finanziamenti privati minimi, costo industriale pressoché vicino allo zero e senza l’intervento dello Stato. Un film assolutamente libero, anche commercialmente» (Brogi Taviani). Con Rosario Parente, Tancredi Rinaldi, Francesca Splendiani, Tatjana Cardone.
Ingresso gratuito

a seguire Perché voglio fare l’attore di Franco Brogi Taviani (2013, 49’)
Alcuni allievi dell’Accademia Artisti testimoniano il loro desiderio: essere attori. Motivazioni profonde ed effimere. Storie tragiche, buffe: lacrime e risa. Un’umanità che vuole “essere riconosciuta” o semplicemente “essere”. Tutte le scene sono tratte dalle lezioni di Brogi Taviani che ha voluto firmare questa esperienza più come testimone che come autore.
Ingresso gratuito

giovedì 22 dicembre

ore 17.00 Un fallito di successo. Incontro con Ennio De Concini di Franco Brogi Taviani (2002, 50’)
Ritratto a cura di Callisto Cosulich per la serie Archivi della Memoria - Ritratti italiani, prodotta dal Csc. «Ennio De Concini, fin dalla prima domanda, ha affrontato il racconto di sé con la più intransigente determinazione a rovesciare qualsiasi forma di autocelebrazione e per questo ha farcito il suo narrare di ogni possibile riduttivo; e in misura tanto maggiore quanto più si faceva palese il giganteggiare del successo di tutta la sua opera di scrittore di cinema. Un successo vissuto quasi con fastidio, irritazione […] Nessun successo nel mondo del cinema – beato lui, pensavo con invidia – ha potuto, può o potrà mai risarcire la sua grande delusione: quella di non essere riuscito a scrivere, ispirato, un solo verso come “dolce color di oriental zaffiro”» (Brogi Taviani).

Ore 18.00 Forse Dio è malato di Franco Brogi Taviani (2007, 90’)
«Un’esplorazione su celluloide attraverso il Mozambico, l’Angola, l’Uganda, il Senegal, il Camerun e il sud del Paese in generale, tra storie di abbandono in tenera età, bambini accusati di stregoneria, diaspora dell’emigrazione, donne sieropositive che lottano contro la malattia, miseria regnante e, soprattutto, la costante presenza di un’ignoranza forse naturale, forse semplicemente imposta» (Francesco Lomuscio). «Ho pensato ad un film che guardi strettamente al presente e non si arrampichi sugli specchi di un futuro a tutti sconosciuto, un film a suo modo didascalico, ma dotato di una cadenza drammaturgia e poetica – quella dell’alternanza tra storie e testimonianze, tra documentario e ricostruzione filmica – scandita nelle canzoni che “poeticamente”, appunto, interpuntano e amalgamano la diversa e cruda materia narrativa». Liberamente ispirato all’omonimo libro di Walter Veltroni.

Ore 19.45 La sostituzione di Franco Brogi Taviani (1970, 60’)
In una astratta epoca futuribile il film narra del sacrificio di una donna che accetta di sostituire il marito scelto come vittima, tra le tante che, periodicamente, un popolo invisibile, “gli stranieri” , reclama. Morti senza sofferenza apparente, dovute a un morbo a cui nessuna scienza si può opporre. La generosa protagonista, durante il suo declino, si rende conto che è vittima non solo del fato, ma anche dell’egoismo umano e di un mondo dove il maschilismo, seppur occultato, detiene ancora il potere culturale. Ma è troppo tardi per ribellarsi… Fu realizzato per i Programmi Sperimentali della Rai, curati da Italo Moscati, e invitato al Festival di Pesaro. Con Adalberto Maria Merli e Maria Carrilho.

Ore 21.00 Storia di Jela, divenuta Regina di Franco Brogi Taviani (2013, 60’)
La storia di Jela, la giovane nobile montenegrina Jelena Petrovic Njegos, che diventerà la regina Elena di Savoia, è ricostruita attraverso una rivisitazione dei luoghi dove ha vissuto, focalizzando soprattutto il suo mondo di origine, il Montenegro. La sua vita inizia tra le montagne montenegrine, dove riceve un’educazione tradizionale, impara le lingue, la musica, cavalca e va caccia, poi, alla fine dell’Ottocento, si raffina alla corte russa per approdare infine in Italia, fidanzata di un principe, Vittorio Emanuele Iii, di cui si innamora ed è amata, al di là e quasi a dispetto degli obblighi dinastici. Qui diventa regina e madre di quattro figli.

23-25 gennaio

Il cinema reduce di Giulio Questi
Si è spento serenamente nel sonno, Giulio Questi, dopo un’esistenza vissuta intensamente. Ha atteso che si spegnessero le luci dei riflettori, che hanno avvolto e illuminato il suo inarrivabile novantesimo anno di vita: la raccolta di racconti Uomini e comandanti, edita da Einaudi, il Premio Piero Chiara, l’autobiografia Se non ricordo male, edita da Rubbettino e Centro Sperimentale di Cinematografia, la retrospettiva dei suoi film al Festival di Torino, qualche giorno prima dell’inattesa morte. Giulio Questi, per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, era un reduce, reduce da qualsiasi esperienza umana e professionale… «Ho fatto il partigiano nelle valli bergamasche, ho preparato carte d’identità false per gli ebrei, ho venduto armi, ho bocciato le poesie di un giovane Pasolini, ho fatto da guida a Le Corbusier, ho incontrato Orson Welles, ho diviso la povertà con Marco Ferreri e i ricordi di guerra con Fenoglio, sono stato aiuto regista di Zurlini, Ettore Giannini e Rosi, ho lavorato nella famosa Lux Film di Gualino e Gatti, ho bocciato i provini della Loren e della Koscina… Ero il pupillo di Vittorini, pranzavo con Ferruccio Parri, Gassman e Rossellini, lavoravo di nascosto assieme ad Antonioni. Ho fatto coppia con il geniale Kim Arcalli, ho diretto Tomas Milian, Jean-Louis Trintignant, Gina Lollobrigida, Lucia Bosè… Sono scappato dall’Italia e ho vissuto nell’Isola di Baru, in Colombia, fraternizzando con Gabriel García Márquez… Ho girato il mondo con il folle produttore Daniele Senatore: abbiamo tirato coca nel bagno di Richard Burton, dormito nel letto della Loren a Central Park, aperto uffici a New York, Los Angeles e Cartagena… Un giorno mi sono ritirato in casa e ho cominciato a girare film da solo, con la videocamera, per la fantomatica casa di produzione Solipso Film…» (dalla quarta di copertina del libro di Giulio Questi Se non ricordo male. Frammenti autobiografici raccolti da Domenico Monetti e Luca Pallanch, Rubbettino-Centro Sperimentale di Cinematografia, 2014).
Rassegna a cura di Cineteca Nazionale e Ripley’s Film

venerdì 23 gennaio

ore 17.00 Argini (omaggio al Tevere) di Giulio Questi (1957, 9’)
«Omaggio al Tevere spiega solo in parte il soggetto, il cortometraggio è dedicato non al fiume della città ufficiale ma agli aspetti minori e oleografici della vita periferica e suburbana» (catalogo 66ͣ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica 2009).

A seguire Om ad Po di Giulio Questi (1958, 11’)
I protagonisti del documentario sono, appunto, gli om ad Po, i «vecchi sdegnosi e irascibili; uomini che, abbandonata la famiglia e il paese, hanno legato il proprio destino alle fortunose vicende del grande fiume, asserragliandosi in un esilio polemico e senza compromessi» (voce off).

A seguire Avamposto di Giulio Questi (1959, 11’)
«Il ritmo delle stagioni, la vita nei suoi aspetti più minuti e quotidiani nel paesaggio metafisico del Po di Tolle, la striscia di terra più desolata e suggestiva del Delta» (catalogo 66ͣ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica 2009).

A seguire Le pubblicità di Giulio Questi (20’)
Raccolta di short pubblicitari di Giulio Questi che vanno da La tarantella di Pulcinella (1952), co-diretta con Giulio Gianini, Emanuele Luzzati, Gianfranco Maselli, Giulio Questi e che rappresenta la prima apparizione del Pulcinella creato da Gianini e Luzzati per un Carosello commissionato dalla Barilla, agli spot della Birra Peroni degli anni Settanta.
Per gentile concessione dell’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa di Ivrea

ore 18.00 Il cinema digitale secondo Giulio Questi di Stefano Consiglio (2007, 52’)
«Quando, essendo suo amico da tanti anni, ho avuto il privilegio di vedere i corti digitali di Giulio Questi due cose mi hanno colpito con grande forza. La prima è che il soggetto di quei piccoli e bellissimi film non è solo quello che raccontano, ma il modo, il processo, l’energia, quasi fisica, di quel raccontare. Una sorta di “action shooting”, per parafrasare l’“action painting”: dove l’opera che ne risulta enfatizza l’atto fisico del fare creativo (del dipingere o del girare che sia). Quello che resta insomma, cioè il film, è una specie di residuo del lavoro effettivo dell’arte, lavoro che sta nell’atto del processo della creazione dell’oggetto artistico. La seconda cosa che mi ha colpito – conseguenza… o forse premessa della prima, chissà? Non saprei dire! – è stata la sensazione che Giulio facendo quei piccoli film in digitale stesse (re)inventando il cinema. Quanto meno il suo. È intorno a queste due forti emozioni che ho sentito il bisogno di far ruotare la mia conversazione con lui» (Consiglio). Prodotto dalla Ripley’s Film. Per gentile concessione di Ripley’s Film - Ingresso gratuito

ore 19.00 Doctor Schizo e Mister Phrenic di Giulio Questi (2002, 15’)
In genere le convivenze sono difficili. Ma ancora di più difficile è la convivenza col proprio doppio se una persona vive sola. In questo caso la schizofrenia è in agguato in ogni angolo della casa. Per gentile concessione di Ripley’s Film - Ingresso gratuito

a seguire Tatatatango di Giulio Questi (2003, 14’)
Un anonimo appartamento. Due uomini e una donna. Un classico triangolo per un dramma della gelosia. Un tango di Gardel… Per gentile concessione di Ripley’s Film - Ingresso gratuito

a seguire Mysterium noctis di Giulio Questi (2004, 35’)
Un blackout in una notte senza fine. Alla luce delle candele il protagonista tiene un diario. Ma nel silenzio nascono incubi e ossessioni d’ogni tipo (anche cinefile). Ma l’alba tanto attesa è una falsa salvezza.
Per gentile concessione di Ripley’s Film - Ingresso gratuito

a seguire Repressione in città di Giulio Questi (2005, 26’)
Due agenti della squadra speciale Gay-Lussac al servizio della Società del Gas penetrano nell’appartamento di un pacifico utente mentre sta facendo il bagno. Lo accusano di aver sottratto molecole alla Società mediante un magnete applicato sui tubi dell’impianto di casa allo scopo di arricchire la propria anima.
Per gentile concessione di Ripley’s Film - Ingresso gratuito

a seguire Visitors di Giulio Questi (2006, 22’)
Sono passati sessant’anni dalla guerra civile degli anni 1944-1945, mai morti non hanno pace, aggirandosi come anime in pena. Non possono scomparire finché sia ancora in vita qualcuno che li abbia in qualche modo conosciuti.
Per gentile concessione di Ripley’s Film - Ingresso gratuito

ore 21.00 Gli amici ricordano Giulio Questi
a seguire Se sei vivo spara di Giulio Questi (1967, 115’)
«E se sei vivo, spara è un western italiano dagli umori insoliti nel novero di una produzione monotona, pletorica e standardizzata. […] Il film manifesta doti e qualità immediatamente riconoscibili. Gli ingredienti della ricetta sono i soliti e inevitabili: sparatorie, sadismo, […] sangue che cola da ogni parte, ceffi patibolari indaffarati a scannarsi vicendevolmente. Ciò nonostante la pasta che da questa farina vien fuori è diversa, ha un vago sapore anarchico e buñueliano, pizzica sotto la lingua, non si lascia smaltire con facilità perché contiene una goccia, ma una goccia sola, di acido prussico» (Argentieri).

A seguire Una QUESTIone poco privata (Conversazione con Giulio Questi) di Gianfranco Pannone (2007, 16’)
C’è un nesso tra gli “spaghetti western” e la storia recente d’Italia? A vedere Se sei vivo spara, il film che Giulio Questi realizzò con Kim Arcalli nel 1966, sembrerebbe di sì. Tra il ’44 e il ’45, Questi combatté da partigiano sulle montagne del Nord Italia. In passato lui stesso ha dichiarato che alcune scene molto cruente del film si rifanno al suo legame con la Resistenza. In parallelo alla conversazione che il cineasta intavola con Gianfranco Pannone sulla genesi del suo unico film western, le immagini più cruente di Se sei vivo spara si intrecciano con alcuni brani tratti dai racconti di guerra partigiana scritti (e letti) dallo stesso Questi.

Sabato 24 gennaio

ore 17.00 Nudi per vivere di Elio [Petri] Mont[aldo] [Qu]esti (1963, 90’)
«Lungometraggio composto da una serie di numeri di varietà ripresi in vari locali notturni, sulla falsa riga dei tanti “sexy movies” degli anni Sessanta. Questo tipo di inchiesta sociologica, che riconosce come precursore Europa di notte di Alessandro Blasetti, viene realizzata da un trio di giovani cineasti che si nascondono dietro uno pseudonimo, composto dalla somma dei loro nomi» (66ͣ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica 2009).

Ore 19.00 Viaggio di nozze di Giulio Questi (ep. De Le italiane e l’amore) (1961, 11’)
«Durante il viaggio di nozze il marito scopre che la moglie non è vergine: le conseguenze saranno ineluttabili e drammaticamente definitive. Episodio de Le italiane e l’amore, film composto da undici storie realizzate da altrettanti registi. Casi autentici, tratti da alcune lettere inviate ai giornali, raccolte da Gabriella Parca nel suo libro Le italiane si confessano e scelte in seguito da Cesare Zavattini» (catalogo 66ͣ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica 2009).
Ingresso gratuito

a seguire L’uomo della sabbia di Giulio Questi (1979, 75’)
Film televisivo andato in onda su Rete 2 il 20 maggio 1981, all’interno della serie I giochi del diavolo - Storie fantastiche dell’800, a cura di Roberta Carlotto. La miniserie era composta da sei episodi, ciascuno tratto da un racconto fantastico di un autore dell’Ottocento: L’uomo della sabbia di Giulio Questi, La venere d’Ille di Mario Bava, La presenza perfetta di Piero Nelli, La mano indemoniata di Marcello Aliprandi, Il diavolo nella bottiglia di Tomaso Sherman e Il sogno dell’altro di Giovanna Gagliardo. I racconti per la trasposizione televisiva erano stati scelti da Italo Calvino.
Per gentile concessione di Rai Teche - Ingresso gratuito

ore 20.45 Il passo (ep. Di Amori pericolosi) di Giulio Questi (1964, 34’)
Didascalia iniziale: «Se il passo di tua moglie è troppo pesante non ucciderla. Verrà un’altra donna che avrà lo stesso passo se questo passo è dentro di te. Non lo sapeva Gerard Garnier, capitano d’artiglieria, che tra sogno e realtà cercava una soluzione… Francia 1912».

A seguire La morte ha fatto l’uovo di Giulio Questi (1968, 102’)
«È abbastanza evidente che l’autore ha voluto attaccare la cosidetta civiltà del consumo, in apparenza razionalissima, in sostanza (direbbe Goya) sonno della ragione e perciò generatrice di mostri. Infatti: mostri, i superpolli dell’allevamento di Anna; mostro, Marco, col suo sadismo; mostri Gabri e Mondaini; mostri, infine, gli industriali della pollicoltura. È pure evidente che Giulio Questi ha voluto dare, alla sua polemica anticonsumistica, il sostegno di una storia orripilante ed erotica, a mezza strada tra l’Hitchcock de Gli uccelli e il Robbe-Grillet di Trans-Europ-Express. Infine, è evidente che non ci troviamo di fronte ad un film “fatto bene” cioè di confezione, bensì da un film d’autore nel quale, bene o male, si è tentato di far del cinema d’arte e non di cassetta» (Moravia).
Versione in inglese con i sottotitoli in italiano

domenica 25 gennaio

ore 17.00 Vampirismus di Giulio Questi (1982, 71’)
Vampirismus andò in onda su Rete Due il 24 luglio 1982, all’interno della serie Il fascino dell’insolito - Itinerari dalla letteratura gotica alla fantascienza, a cura di Angelo Ivaldi e Biagio Proietti. Gli altri episodi furono diretti dallo stesso Proietti, Mario Chiari, Massimo Manuelli, i fratelli Frazzi, Fabio Piccioni, Augusto Zucchi, Enrico Colosimo.
Per gentile concessione di Rai Teche - Ingresso gratuito

ore 19.00 Quando arriva il giudice di Giulio Questi (1986, 128’)
«Grandi modelli letterari e cinematografici – soprattutto Marlowe, la più celebre creatura di Raymond Chandler – illuminano molto palesemente “l’occhio privato” inventato da Questi e da Grieco: un ex giudice che ha mollato carriera, sicurezza, prestigio un po’ per via di un incidente di percorso un po’ per desiderio di cambiare e di vivere più intensamente, fa l’investigatore e il suo ufficio, che come il suo aspetto è molto malandato – alla Colombo –, sta sul galleggiante di uno stravagante zio fiumarolo (il Tevere, ha detto il regista, è stato all’origine del progetto)» (D’Agostini). Serie in cinque puntate, andate in onda su Rai Due nel mese di luglio del 1986, due delle quali confluirono in una versione cinematografica, qui presentata.
Ore 21.15 Arcana di Giulio Questi (1972, 110’)

«Giulio Questi rievoca temi della letteratura magica e alchimistica, favole junghiane archetipiche, li fonde col corredo delle leggende popolari e della demonologia, li ambienta nel suburbio cittadino, quest’inferno che sta a mezza strada fra la campagna perduta e la città non ancora conquistata. Il lucido delirio alterna, nella seconda metà, il meraviglioso alla sconnessione. Ma dobbiamo proprio rinfacciare a Questi i suoi errori, che sono quelli di chi crede ancora un po’ troppo rispetto ai tempi, nel senso romantico dell’ispirazione?» (Frosali)....

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