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Orso d'Oro a Berlino, la pellicola di Fatih Akin "La sposa turca" targata -Nel suo film la donna è molto forte. Vorrei sapere, da dove viene questa donna?
E stata un’impresa trovare Sibel Kekilli, che fra l’altro si chiama Sibel anche nel film. Dovevo rovare una donna che avesse la forza di tenere testa all’eccentrico Birol, che avesse la stessa sua forza e capacità interpretative pari alle sue. Era come cercare un ago nel pagliaio. Quando abbiamo capito che non potevo trovarla fra le attrici conosciute, abbiamo iniziato a cercarla per strada, letteralmente. Abbiamo trovato Sibel in un centro commerciale l’abbiamo invitata a presentarsi al provino, fra altre 350 candidate. Lei è quella che si è aggiudicata il ruolo. Ha la grinta adatta per sfidare Birol, e l’ambizione di farlo. Quasi subito ha dichiarato:‘Se faccio una cosa, la faccio bene’. E io ho pensato, certo, si dice sempre così, è una posa. Ora so che non era tanto per dire. Ha dato il meglio di sè. Ho sempre pensato che fosse stata mandata dal Cielo – è così che la vedo’.
-E’ una storia d’amore, un film turco, un film punk? Senz’altro è un film molto autentico.
Bè, in fondo è un film d’amore, o parte della trilogia sull’amore, la morte e il diavolo. Amore non solo come qualcosa di costruttivo ma anche di distruttivo. Amore anche nel senso di metamorfosi. C’entra anche il diavolo, il male che alberga in ognuno di noi, il demone, il desiderio, le sabbie mobili del bene e del male.
Il film è la mia interpretazione del bene e del male. Molte persone ci mostrano quello che dovrebbe essere il bene e il male, specialmente quando c’è di mezzo la religione. Perciò mi sono chiesto: quando qualcosa è veramente cattiva o veramente buona? Penso che l’amore abbia sia un lato oscuro che un lato luminoso. E il lato oscuro dell’amore può renderci molto distruttivi.
All’inizio del film, Birol è un uomo morto, uno zombie. In seguito, il bacio di Sibel lo risveglia alla vita, questo gesto gli dà una forza enorme. Tuttavia qualsiasi forma di energia positiva possiede anche qualcosa di negativo. Le guerre in fondo non vengono combattute per i principi più giusti? Per me la Guerra è sempre insensata. Ma penso che se ci fosse una Guerra giusta, allora sarebbe amore. Può sembrare un concetto trito e zuccheroso, ma ci credo veramente. L’amore è semplicemente una forza che ti viene incontro e questo film parla di questa forza. E per questo è una storia d’amore.
-Torniamo a Istanbul. Cosa significa per Lei questa città? In che modo Istanbul è legata alla storia d’amore fra i protagonisti?
Poiché questo film ha trattato tante cose personali, era chiaro per me che ne avrei girato una gran parte a Istanbul. In fin dei conti è una città che occupa un posto sempre più grande nella mia vita. Per me, rappresenta sia la Città Santa che Babilonia. E’ un luogo pieno di contraddizioni, selvaggio, pericoloso e molto stancante. E’ la città per antonomasia. In ogni caso, l’ambiente ideale per una storia di questo tipo.
-Il film non finisce bene. Lui mette la sua vita nelle mani di lei e lei, invece di tornare con lui, decide di restare con la sua famiglia. Perché?
Ci sono circa cinquanta ragioni diverse per cui lei non lo segue alla fine. Se l’avesse fatto, penso che non sarebbe stato onesto nei confronti della storia. La guerra è finita per Sibel, che vuole godersi la sua pace, dopo aver scontato la sua pena. Dio l’ha punita, ma è sopravvissuta. Ora ha capito che la ragione, il buon senso sono più sani della passione. Talvolta bisogna accettare i compromessi. Forse non sempre è giusto seguire la passione.
-Per trovare se stessi, i due protagonisti devono discendere fino all’inferno? Significa che per poter vivere veramente, dobbiamo soffrire?
Iniziano entrambi con un “io” e nel corso della storia si fondono in un “noi”. Ma questo “noi” alla fine si rivela distruttivo. Tuttavia è anche in parte costruttivo, poiché entrambi abbandonano il desiderio di morte che li permeava. Si infondono forza reciprocamente, ma poi vengono separati e tornano a essere un “io”, di nuovo. Alla fine però questo loro “io” è molto diverso. E’ il corso della vita, il suo sviluppo naturale. Un estratto della loro biografia. Mi preoccupava il fatto che la drammaturgia risulti dallo sviluppo dei personaggi. Non volevo un arco classico di tensione con i soliti ostacoli. Abbiamo girato il film in modo cronologico, il ché ha dato a entrambi il tempo di svilupparsi sia come personaggi che come attori. Quando Sibel si mostra in tutta la sua insicurezza, all’inizio del film, è perché lei è davvero così, e anche perché è incerta nel suo ruolo di attrice. Ma poi, un giorno dopo l’altro, acquista fiducia e questo si riflette nel suo personaggio.
-LA SPOSA TURCA è radicale e altamente contagioso. Scatenerà una forte controversia in Germania. Lei condivide questa mia opinione?
Sto cercando di liberarmi il più possibile dai giudizi altrui. Non posso permettermi di occuparmi delle critiche della stampa. La mentalità di qui non mi appartiene granché. Mi riferisco allo scarso coraggio produttivo particolarmente diffuso nell’industria cinematografica tedesca. Ho trent’anni, ho fatto quattro film a soggetto e numerosi cortometraggi. Non l’avrei fatto se non avessi trovato produttori coraggiosi e intraprendenti. L’unica cosa da fare è ‘fare’.
-In conclusione vorrei chiederle: cosa farà dopo questo film?
LA SPOSA TURCA è stato il film più stancante che ho fatto finora. E’ la prima volta che non ho nessun progetto imminente per il futuro, dato che mi sono totalmente concentrato su questo film, con tutto me stesso. Ma c’è anche una ragione molto pragmatica per la quale non intendo prendermi una pausa ora. Dopo aver ultimato il film ero al verde, perciò ho iniziato a lavorare contemporaneamente su tre o quattro progetti. In particolare ho fondato la mia società di produzione, la Corazón International, che desidero diventi una struttura in grado di darmi la libertà di realizzare produzioni mie e di altri in cui credo. Il prossimo film che farò sarà più piccolo e più innocuo. Non credo sia il caso di fare subito un film altrettanto impegnativo. Certo non devo e non posso riposare sugli allori, sarebbe un errore....

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